Thursday 25 August 2011

Socrate e l'uomo bue


Nel Fedone, l’ultima ora è venuta; le sue catene sono state tolte, e gli è concesso di conversare liberamente con i suoi amici. Allontana la moglie in lacrime, perché il dolore della donna non disturbi la discussione. Socrate comincia sostenendo che, per quanto chi possiede lo spirito della filosofia non tema la morte, ma al contrario la accolga con gioia, tuttavia egli non si sarebbe tolta la vita, perché ritiene che ciò sia illegale. I suoi amici gli chiedono perché ritenga che il suicidio sia illegale e la sua risposta, in accordo con la dottrina orfica, è quasi esattamente quella che potrebbe dare un cristiano. «C’è una dottrina, che si racconta in gran segreto, per cui l’uomo è un prigioniero che non ha diritto d’aprir la porta ed andarsene; questo è un grande mistero che non capisco del tutto». Paragona il rapporto tra l’uomo e Dio con quello tra il bestiame e il suo padrone; sareste furibondi, dice, se il vostro bove si prendesse la libertà di andarsene fuori strada, e così «ci possono essere delle ragioni per cui un uomo deve aspettare, e non togliersi la vita finché Dio non lo chiami, come sta chiamando me adesso».

[Russell, Storia della filosofia occidentale, cap. VI]

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