Friday, 28 May 2010

Ancora sul razzismo


Uno studio interessante, con un dato positivo (loro, i razzisti, non sono come me; ho sempre sospettato di non aver niente a che fare con certa gente) e uno negativo (sono razzisti e sempre lo saranno). Non è escluso che conti anche l'educazione, ma dobbiamo ficcarci in testa che la base biologica è imprescindibile. A questo livello, l'unica speranza sensata è che lo studio sia falso o inaccurato.


2 comments:

  1. diffido al 100% di notizie scientifiche pubblicate sui quotidiani. ancora ricordo un fantomatico articolo sul corriere, che illustrava come in un esperimento si era riuscito a teletrasportare fotoni alla velocità della luce!
    detto ciò, l'esito della ricerca mi sembra un po' discutibile. in primis, perché sembra allora dire che se NON sono razzista, non posso farne a meno, ce l'ho scritto nel cervello.
    ma poi: se non capisco male, ci sono dei meccanismi automatici associati al dolore, che si attivano quando vedo scene di violenza su un soggetto. cosa sia questo soggetto è mi pare un'interpretazione, non è che quel meccanismo chiede la razza no? nel mio cervello ci sarà una classe o gruppo che lo attiva, e questo funziona per tutti. ma non ci dice assolutamente nulla sul perché per alcuni tale classe è più ristretta che in altri (esclude cioè altre razze). diverso sarebbe stato se la ricerca avesso mostrato che certi soggetti mancano totalmente del meccanismo....
    ma la classe e la sua estensione a me sembrano decisamente di natura culturale.....

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  2. Sì, l'ho riletto un po' in fretta e sembra che dica che il meccanismo naturale dei neuroni specchio funzionerebbe per tutti, ma nei razzisti è in qualche modo inibito se il dolore riguarda un'altra razza. Quindi la differenza non sarebbe naturale, bensì ideologica e "(sotto)culturale" e avrebbe poi una ricaduta nel comportamento dei neuroni. Sui quotidiani si leggono a volte cose irricevibili; qui però ho l'impressione che chi ha redatto la sintesi stia parlando di cose che ha capito. Proverò a cercare Current Biology (ma immagino che facciano pagare l'articolo).

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